Uscio, il paese degli orologi


Pubblichiamo di seguito un intervento di Claudio Nardocci scritto per il sito www.energitismo.com.

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UscioClaudio in Uscio. Nella Conigliera del Paese delle Meraviglie

Cammina, cammina… quand’ecco un Coniglio bianco dagli occhi rosei passarle accanto, quasi sfiorandola. Non c’era troppo da meravigliarsene, né Alice pensò che fosse troppo strano sentir parlare il Coniglio, il quale diceva fra se: “Oimè! Oimè! Ho fatto tardi!”

(Quando in seguito Alice se ne ricordò, s’accorse che avrebbe dovuto meravigliarsene, ma allora le sembrò una cosa naturalissima): ma quando il Coniglio trasse un orologio dal taschino della sottoveste e lo consultò, e si mise a scappare, Alice saltò in piedi pensando di non aver mai visto un coniglio con la sottoveste e il taschino, né con un orologio da cavar fuori, e, ardente di curiosità, traversò il campo correndogli appresso.

Arrivò appena in tempo per vederlo entrare in una spaziosa conigliera sotto la siepe. Un istante dopo Alice scivolava giù correndogli appresso, senza pensare a come avrebbe fatto poi per uscirne. La buca della conigliera filava dritta come una galleria, e poi si sprofondava così improvvisamente che Alice non ebbe un solo istante l’idea di fermarsi: si sentì cader giù rotoloni in una specie di precipizio che rassomigliava ad un pozzo profondissimo…

Ebbene si!

Come Alice sono caduto nel tunnel, anch’io ho inseguito vari Bianconiglio e i più incredibili personaggi, dopo essere a lungo precipitato nella conigliera ammirandone biblioteche, quadri, mappe e vasetti di marmellate d’arance vuoti…

Sono precipitato e ho vissuto gli ultimi 20 anni in quel giardino meraviglioso che è il mondo Pro Loco. L’ho scoperto pian piano ed i suoi fantastici personaggi mi sono diventati amici, con loro ho vissuto le più incredibili avventure, non proprio immaginarie come quelle di Alice, ma altrettanto mirabolanti ed appaganti. Ho pensato allora che le storie belle non possono rimanere dentro di noi, se non le raccontiamo è come se facessimo loro del male, è come se le tradissimo, così ho deciso di narrarvele iniziando dal:

Paese degli orologi… Un bosco, un ramo che scricchiolando si spezza, uno stormir di foglie…

Qui dove la natura tutto può, in mezzo ad un verde accecante nasce la nostra storia. Un crocevia dove si intersecano altre 100 storie piccole e grandi, le storie di tanti uomini e donne che hanno segnato la vita di questo luogo. Ma anche l’alternarsi delle stagioni ed il lavoro incessante degli animali e delle piante. Tutto, sotto lo sguardo attento di piccoli, misteriosi personaggi…

Uscio è un paese dell’entroterra ligure, 2.000 abitanti la cui vita scorre lenta e tranquilla, a 375 metri sul livello del mare, scandita dal regolare rintocco della campana posta insieme all’orologio sulla torre del campanile.

Ma allora perché lo chiamano il paese degli orologi anzi lo potrebbero chiamare anche il paese delle campane?

Dovete sapere che dal lontano 1824 ad Uscio esiste la ditta Trebino, una casa al centro del paese molto simile alla fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale dove opera un gruppo di sapienti che dedica la vita al servizio del tempo. Si li potremmo chiamare proprio così, custodi del tempo.

La famiglia Trebino infatti costruisce ogni più piccolo meccanismo di 3.900 (tremilanovecento) orologi che con la loro bellezza adornano le torri e le piazze di migliaia di località italiane. Questi straordinari artigiani nella loro fucina fondono, per completare l’opera, le campane che diffondono con la loro voce squillante il trascorrere delle ore.

Ehi sveglia, il giorno è arrivato, sembra annunciare la prima campana. È l’ora di desinare, annuncia finalmente la seconda campana, agli abitanti affamati. E poi i vespri e così via nell’eterno alternarsi del giorno e della notte. Capolavori di precisione e musicalità, cose da maghi, incantate, difficili da comprendere per noi umani, solo da ammirare: nel bel museo dove espongono i pezzi più rari.

Se dopo la visita a Uscio vi viene fame cercate “Fuoco di bosco” e degustate i suoi piatti migliori a base di funghi o andate al “Tugio” dove il pesce arriva fresco dalla costa ma soprattutto non mancate di assaggiare i ‘Batolli’ una pasta fatta a mano tipica della tradizione locale. Acqua purissima, farina bianca e farina di lasagne, questi i semplici ingredienti.

Riprendete poi la visita con la chiesa romana dell’anno 900, la più vecchia della Liguria. Concludete poi il giro con le cave di Ardesia monumento di archeologia industriale. Ah dimenticavo, se qualche volta vi sentite osservati o vi sembra di aver intravisto qualcosa scomparire fulmineamente ai vostri occhi non vi preoccupate potrebbero essere gli Sprenaggi, amorevoli folletti dei boschi che nelle leggende locali vivono ad Uscio.

Per riposare le stanche membra messe a dura prova da emozioni e degustazioni potete cercare l’Albergo Caprile o la locanda “Mulino di Giò”.

Viaggio finito?

Naturalmente no, l’Italia è una eterna scoperta e la storia continua…

Claudio Nardocci, presidente UNPLI

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