Il Cammino Garganico


garganico

Il Cammino Garganico è un Antico percorso di fedeli verso il Santuario dell’Arcangelo Michele in Monte S. Angelo. Tale percoso era probabilmente già conosciuto fin dai primi Longobardi, della Contessa Matide di Canossa abbia tracce certe del suo passaggio. La Pro Loco Lesina ed i Camminaroti del Gargano il 26, 27 e 28 settembre prossimi lo ripropongono in virtù di indiscutibili suoi vantaggi rispetto ai tempi di percorrenza (circa 70 Km) alla sua sicurezza ed alla sua indiscutibile Bellezza Naturalistica. Si potrà percorre durante tutto l’anno, la sua cadenza ordinaria è semestrale in occiasione delle Festività in Onore di San Michele Arcangelo a Maggio e Settembre. Sarà organizzata in Futuro in notturna, su di un percorso che sarà  visibile a distanza di Kilometri.

Significato Teologico dei Cammini

Per Terra Santa i Cristiani intendono l’insieme dei territori testimoni del passaggio di Gesù su questa terra.
I Cristiani venerano quella terra e quelle pietre come la loro casa verso cui tutti s’incamminano e in cui tutti troveranno un giorno la loro dimora e la loro pace perché la Terra materiale che Gesù ha percorso è Gerusalemme luogo in cui Gesù ha predicato è stato crocifisso e dove è resuscitato.
Essa è l’immagine della Nuova Terra, dei Nuovi Cieli e della Gerusalemme celeste, ornata per il suo Signore, che accoglieranno un giorno i Figli di Dio.
Perciò i cristiani, nonostante sia una terra difficile nel corso dei millenni l’hanno venerata, visitata, hanno baciato quelle pietre ringraziandole per aver sorretto il loro Signore Gesù.
Poi ci sono i luoghi il cui ricordo è legato alla vita della Chiesa primitiva, in particolare alla predicazione apostolica e a San Paolo.
Il concetto di Terra Santa per i cristiani si allarga anche a molti altri territori dove vi trovano testimonianza della storia di Cristo che è venuto e che verrà, perciò tutti sono cari ai cristiani come la loro casa.
La formula è la sintesi di un insieme di realtà geografiche e spirituali dove la presenza di Dio è più evidente e dove più abbondanti sono i frutti della sua grazia.
Perciò sono i grandi Santuari che i cristiani hanno nel loro cuore come punti di riferimento ed irrinunciabili in quanto  luoghi scelti dal Signore Gesù :  per la sua vita terrena, la Terra Santa; il luogo dove l’Arcangelo Michele ha posto la sua speciale protezione, il Monte Gargano; i luoghi santificati dalla vita e dall’insegnamento dei santi, soprattutto la Tomba di S. Pietro a Roma e quella dell’Apostolo Giacomo a Compostela.
La Terra Santa è il primo e più grande di questi Santuari, quello che conferisce a tutti la loro dignità e la loro ragion d’essere.
l vincolo tra Gargano e Terra Santa nel tempo si è fatto più intimo. Lungo tutto il medioevo spesso il Gargano era tappa obbligata per il pellegrini diretti in Terra Santa.
Sulle mura della Celeste Basilica, in cima al Monte Gargano, i pellegrini incidevano le stesse croci che tracciavano sui pilastri del Santo Sepolcro a Gerusalemme per perpetuare in qualche modo la propria presenza in quelle speciali case di Dio.

Le vie Francigene, del Sud

Il percorso della Via Francigena in Italia è lungo circa 1000 km dal Gran San Bernardo a Roma, divisi in  tappe.
Le Vie Francigene nel Sud uniscono l’Occidente all’Oriente, il cristianesimo al paganesimo, l’Età Antica al Medio Evo.
Un itinerario trasversale, tra basolati romani ed antichi tratturi, templi pagani, imponenti cattedrali e santuari cristiani, dolci panorami collinari e aspri passaggi montani.

VIA FRANCIGENA DEL SUD
(Via Appia, Appia Traiana e Varianti)
Sono numerose le vie che da Roma conducevano verso i litorali tirrenici e adriatici e  viceversa, dal Sud Italia convergevano verso Roma.
Percorsi diversi, a cui si dà il nome di Vie Francigene del Sud, e fra cui prevale la presenza dell’antica Via Appia, Regina viarum  costruita nel sec. IV a. C. per collegare Roma con Benevento e successivamente prolungata fino al porto di Brindisi, la Via Appia rimase in uso fino alla caduta dell’Impero romano e, dopo secoli di abbandono, venne recuperata  nel sec.  XVII per volontà di papa Pio VI.
Per lunghi tratti, fino a Capua, reca importanti tracce del proprio passato.
Un itinerario  Non ufficiale proposto ripercorre il percorso durante il cammino del 2012, raccontato da Sergio Valzania e da altri giornalisti in una  trasmissione radiofonica “Da Roma a Gerusalemme, le strade, il mare, la nostra lingua”, e descritto da Alberto Conte e Chiara Rossi nella pubblicazione realizzata da Touring Editore per conto dell’Associazione Civita “La Via Francigena nel Sud”.
L’itinerario è un “work in progress ed è stato rilevato nel 2012, e non viene verificato con regolarità come la Via Francigena del Nord. Sono necessari interventi di segnaletica e messa in sicurezza.

Il CAMMINO DELL’ARCANGELO
(Via Micaelica da Benevento)
Sull’asse viario della Via Appia Traiana, a Benevento, si innesta un suggestivo cammino, detto : CAMMINO dell’Arcangelo, convergente al Santuario di San Michele nel Gargano, meta antichissima di pellegrinaggi da tutta l’Europa cristiana longobarda e germanica.
L’ultimo tratto , è detto anche Via Sacra Longobardorum  un antico cammino, erede di ancora più antichi tratturi, che, staccandosi dalla via Appia Traiana all’altezza di Troia, permetteva di raggiungere, attraverso gli attuali S. Severo, Stignano, S. Marco in Lamis, S. Giovanni Rotondo, il santuario di San Michele, al culmine del Gargano. Michele, l’arcangelo guerriero, pesatore delle anime e accompagnatore dei morti, vincitore delle forze del Male, patrono della nazione germanica, il santo delle grotte e delle cime, il cui culto dopo l’affermarsi del santuario garganico, unì trasversalmente tutta l’Europa.

Le vie dei Pellegrini in Puglia, Il Tavoliere

La Via più conosciuta è la Via Micaelica, per poi proseguire con la Longobardorum, verso San Severo, l’odierna S. Marco in Lamis ed infine Monte S. Angelo, passando per l’odierna S. Giovanni Rotondo.
Tale via si intersecava con una variante del percorso verso M.S. Angelo, la via Francesca (benché non ufficialmente provata risulta da documenti d’archivio risalenti al IX secolo che citano l’esistenza della Via e si riferiscono ad un tratto di strada nell’agro di Chieuti – Ripalta),  che nasceva come prosecuzione dalla  cosiddetta  “Litoranea” ( strada  mino romanum  che univa sull’adriatico la salaria picena con la Valeria, oste Aterni e marruccinorum – odierne Pescara e Chieti) che si portava sulla costa adriatica sud, lambendo il promontorio garganico , passava per Siponto e proseguiva per Brindisi. Tale via potrebbe corrispondere all’antica S.S. 16 che passava per Chieuti, Serracapriola, La Rocca, Arpi, Siponto.
In realtà negl’anni bui ed oscuri senza legge e autorità senza ordine e custodia delle vie,  altre vie si intrapresero per raggiungere Monte Sant’Angelo.
S. Francesco per il suo pellegrinaggio attraversò l’Abruzzo, il Molise e raggiunse il Settentrione Pugliese, forse la via Francesca e percorse poi la Longobardum da San Severo.
Ma prima ancora di San Francesco per arrivare a Monte S. Angelo  altri tratti erano percorribili e  per ragioni  anche diverse dal Pellegrinaggio ma soprattutto di ordine Politico – Economico, in specie da parte dell’Ordine dei Templari in Capitanata (ordine religioso cavalleresco cristiano medioevale).
La nascita dell’Ordine si colloca nella Terrasanta dopo la prima crociata indetta nel 1096
In quell’epoca le strade della Terrasanta erano percorse da pellegrini provenienti da tutta Europa, che venivano spesso assaliti e depredati. Per difendere i luoghi santi e i pellegrini, nacquero diversi ordini religiosi.
Intorno al 1118-1119 un pugno di cavalieri decise di fondare il nucleo originario dell’Ordine templare, dandosi il compito di assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme.
L’Ordine venne ufficializzato nel 1129, assumendo una regola monastica, con l’appoggio di Bernardo di Chiaravalle. Il doppio ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l’Ordine templare negli anni della sua maturità, fu sempre fonte di perplessità in ambito cristiano.
Anche in Italia dalla  caduta dell’Impero Romano (476 D.C.)  ogni territorio ogni tratturo era alla mercé di personaggi di ogni specie.
Con l’invasione dei Longobardi (580 D.C. circa), la situazione non migliorò molto, e l’Impero Romano d’Occidente attraversò un violento periodo di totale anarchia, nessuno poteva considerarsi protetto e/o al sicuro, nessuna legge era in vigore.
Anche dopo il Sacro Romano Impero (XI secolo) la vita quotidiana non aveva un gran valore e con la caduta (de facto) del S.R.I. e l’avvento dei Comuni la vita e l’ordinamento sociale non cambiò di molto ed ancor peggio nel Sud ove non si formarono i Comuni.
Il  percorso  “Micaelico da Roma a Benevento” era praticamente abbandonato  a vantaggio della “via adriatica”.
In questo contesto si comprende come il percorrere la “via dell’anima” (odierno mormoramento) nel cuore del Gargano sia stato un atto di necessità. Il  ricco territorio lacustre pre-garganico (l’odierna Lesina) poteva offrire una tappa ristorativa in regime di relativa sicurezza prima di  affrontare il viaggio verso il Santuario dell’ Arcangelo Michele,  per poi imbarcarsi a Siponto o a Barletta.
Nell’anno 1000, la Capitanata  poteva considerarsi  l’incrocio tra lo stato Pontificio e le regioni  islamico-Bizantine.
A Lesina è stata ritrovata un’antica croce dei Templari  ricavata da pietra locale, tutt’ora esposta all’ingresso del Paese. I templari  avevano in Capitanata notevoli ricchezze in Domus e coltivazioni che servivano al vettovagliamento ed a finanziare le spedizioni in Terra Santa.
Ancor prima di essi, in Località   Metilde,  si sarebbe accampata la Contessa Matilde di Canossa (1089) di origine e madrelingua longobarda “Regina d’Italia” e “Vicaria Imperiale” (marzo 1046, 24 luglio 1115 ),  in attesa dell’allagamento del castello di Lesina dopo l’offesa subita dal barone Petrone.
Anche solo la presenza della  potente feudataria ed ardente sostenitrice del Papato nella lotta per le investiture, donna di assoluto primo piano per quanto all’epoca le donne fossero considerate di rango inferiore, è una viva testimonianza dell’importanza strategica del luogo.
Inoltre, negl’anni coincidenti con l’ascesa di Federico  II di Svevia (Jesi, 26 dicembre 1194 – Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250 ),  i rapporti con I Templari di  “Capitanata” non erano affatto cortesi e ne è dimostrazione  la confisca ordinata da Federico II di cui fu redatto un inventario del patrimonio fondiario templare e il reddito che esso produceva.
Dal Quaternus de excadenciis apprendiamo che la proprietà fondiaria templare nella Capitanata alla metà del XIII secolo era costituita da almeno 37 domus, 68 casalini, 24 terrae, 10 vinee, 10 peciae, 7 orti, 7 vineali, 3 saline, 2 oliveti, 1 tenimentum, 1 desertinum ed 1 terricella.
Tali proprietà producevano grano, orzo, olio, vino e mandorle per un reddito annuo valuto in 197,80 once pari a 5,7 kg di oro.
A tale valore andrebbero aggiunti i redditi di altre terre templari, come Salpi e Lucera, non menzionate nel predetto inventario oppure per le quali non è fornito il reddito annuo.
Si otterrebbe una resa annua, secondo i calcoli fatti dagli studiosi, molto prossima alle 250 once che farebbe annoverare il patrimonio fondiario dei Templari in Capitanata tra quelli più cospicui posseduti dalla Militia Dei (ed anche dagli altri Ordini cavallereschi) nel regno di Sicilia.
Ciascuna comunità templare attiva in Capitanata, al fine di mantenere i livelli di produzione e di reddito sopramenzionati, si avvaleva delle prestazioni lavorative di servientes-rustici a seconda delle proprietà fondiarie da essa amministrate e delle colture praticate e, in caso di necessità, anche del contributo di lavoranti stagionali.
Secondo i calcoli fatti dal Bramato in Capitanata dovevano essere presenti almeno una trentina di servientes-rustici dediti a tempo pieno all’attività agricola.  Accanto a tali costi i bilanci delle fondazioni templari dovevano comprendere anche l’autoconsumo di milites, presbiteri ed oblati, le spese per la manutenzione delle chiese e delle proprietà fondiarie, per l’alimentazione di cavalli e buoi, per l’acquisto di nuovi terreni e il pagamento dei censi, per gli abiti, la cera e l’olio per le lampada e tutto quant’altro indispensabile per l’ordinaria amministrazione e la vita quotidiana.
Al netto di tali costi restavano 120-150 once all’anno che venivano impiegate per inviare derrate alimentari in Terra Santa tali da consentire il sostentamento di circa 300 confratelli (secondo dei calcoli effettuati dagli studiosi) oppure per l’acquisto di capi di bestiame.
Tra alcune domus sono sicuramente in Alberona, Casalnuovo,   Civitate sul Fortore, Castel  Fiorentino, Torre Maggiore, Montecorvino.
Quindi l’asserzione dell’esistenza di questo antico  “Percorso “Garganico”, che nasce dalla “via Litoranea” Romana (forse per qualche tratto coincidente con la “via francesca”) all’altezza della foce Fortore ( Chieuti Lesina ) databile nell’anno mille se non  prima,  è supportata dalle ragioni Storiche e Politico Economiche dell’epoca che giustificherebbero l’uso di questa “via” non come una semplice ipotesi o variante che dir si voglia ma rappresenterebbe il Percorso diretto e sicuro per Monte S. Angelo almeno fino alla fine del Medioevo, per poi divenire la via prediletta dall’ordine dei templari e  probabilmente la continuazione nei tratturi della transumanza in Capitanata all’estinguo dell’Ordine.
La presenza in loco della “Regina d’Italia” e “Vicaria Imperiale” verso Monte Sant’Angelo (1089) è provato dall’episodio dell’eccidio del Castello di Lesina, dalla Località che da ella prende nome (Metilda) dalla Masseria fortificata di Pilla (o De Pilla) e quindi dal nome  del  monte Delio dov’è sita la chiesa di S. Maria di Devia.
La titolazione “de via” starebbe proprio a significare che è una chiesa che si trovava sulla strada o lungo la strada di un percorso e crediamo Monte S. Angelo, dove risiedeva il barone feudatario anche di monte Delio e Monte S. A. era appunto l’ultimo santuario Micaelico prima della partenza per la Terrasanta, forse da Barletta dove c’era una Domus templare a cui affluivano non solo tutte le provviste della zona, ma anche i pellegrini che desideravano essere scortati
Altra Testimonianza dell’importanza del luogo e della ”via”  è la Grotta Micaelica di Cagnano V. situata in contrada Puzzone con l’ingresso, rivolto a Sud sulla Valle dell’Angelo e sul Canale di San Michele.
Nella grotta al  suo interno è presente un altare con, in bassorilievo, il volto di San Michele e, in basso, un serpente, indizio di una frequentazione pagana, presumibilmente longobarda.
Nella Puglia settentrionale prevalevano gli insediamenti interni nelle fertili terre della Capitanata, ad eccezione di Manfredonia (o meglio Siponto), che era un porto d’imbarco di un certo rilievo.
Le domus della Capitanata erano dedite alla coltivazione e alla raccolta di cereali e legumi che venivano imbarcati per la Terra Santa.
Da Civitate (odierna S. Paolo Civitate) c’era una grancia templare i cui prodotti venivano portati quasi certamente percorrendo la strada interna, quando non potevano imbarcarsi a Lesina ( Località Lauro) o  a Torre Mileto  (località Schiapparo) o sulla foce del fortore dove sembra sia sbarcata  Matilde di Canossa  per non arrivare a Barletta via mare, via certamente insicura per l’esistenza di una forte attività piratesca in adriatico  proveniente dall’est  ( attività presente già in epoca romana).
Tale via non è da escludere che sia stata già  tracciata dai Longobardi in discesa dal Nord verso Monte S. Angelo già tra il VI-VII secolo A.C.  del resto la Contessa di Canossa era di discendenza longobarda e nel VII secolo i Longobardi (in tale periodo l’Italia del mezzogiorno era dominata dai Longobardi) erano particolarmente devoti a San Michele ed elevarono la grotta a loro Santuario Nazionale.
Così come Leon è segnalata sede templare per il suo castello… anche il Percorso tra il “ì Lauro” a lesina, ed il tratturo del sentiero dell’Anima, o mormoramento così tracciato sulle cartine topografiche,  sono una testimonianza del pellegrinaggio.
Oggi osserviamo un paesaggio del tutto estraneo a quello originario della pianura pugliese e che vede nel Bosco dell’Incoronata, ed in piccole zone Garganiche da tener ovviamente segrete, l’unica testimonianza storica del paesaggio del Tavoliere e l’unica giustificazione del senso di una frase attribuita a Federico II, puer Apuliae, e che così recita: “Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui” (Federico II di Svevia).
I Cavalieri dell’Ordine dei Templari non avevano come detto un buon rapporto con “il Saraceno”.
L’Ordine dei Cavalieri del Tempio nacque certamente non solo per difesa del Tempio, ma soprattutto per la ricerca della universale Verità Cristiana, per lo scambio culturale e per l’applicazione della vera carità; ad esempio il ricevere ed assistere i pellegrini in viaggio di penitenza ne era solo un aspetto.
L’Ordine del Tempio fu successivamente sospeso nel 1312 con le Bolle Pontificie di Papa Clemente V (la Pontificia Bolla Vox In Excelso del 22 marzo, la Pontificia Bolla ad Providam del 2 maggio e la conclusiva Pontificia Bolla Considerantes Dudum del 6 maggio stesso anno).
Da allora in poi questa “via Garganica”  andò probabilmente in declino ed il passaggio di San Francesco d’Assisi a Ripalta, Apricena, e San Severo  per poi continuare con la Longobardum verso Santuario della Madonna di Stigliano prima e l’ Ospitali dell’odierno Convento di S. Matteo in S. Marco in Lamis poi hanno decretato la chiusura della via.
La ritrovata sicurezza sociale con l’invasione Francese prima e Spagnola poi hanno definitivamente reso inutile il passaggio in “sicurezza” attraverso “il Cuore del Monte Gargano”.
Oggi Noi lo riscopriamo e lo proponiamo per la sua Bellezza Naturalistica, oltre per una testimonianza storica, e crediamo che le attuali vie Michaeliche così come in antichità non fossero sicure per le facili aggressioni oggi non sono sicure per la condivisione di esse con i moderni mezzi di locomozione, auto, camion, bus e altro.
Infine e non da ultimo attraverso questa via si possono raggiungere tranquillamente le sedi di S. Marco In Lamis per visitare il Santuario Mariano di Stignano ed il Convento dei Frati Francescani in S. Matteo poi S. Giovanni R., per pregare sulla Tomba di Padre Pio.
In buona sostanza un percorso interno al riparo da moderni “predatori mobili”.

Riproposizione di una “Antica Via Sacra Garganica“,
verso il Santuario dell’Arcangelo Michele di Monte Sant’Angelo
“Via Poenitentiae”

Questo Cammino  è “prescritto” sulle orme della penitenza del Vescovo di Siponto San Lorenzo Maiorano inflitta ai fedeli dopo aver saputo di uno episodio accaduto ad un pastore.
Il fatto, divenuto vescovo di Siponto, Lorenzo legò il suo nome all’apparizione dell’arcangelo Michele sul monte Gargano.
La leggenda racconta che nel 490 un signorotto di nome Elvio Emanuele smarrì sul monte il suo più bel toro. Lo ritrovò in una caverna detta “delle magie”, poiché vi era vissuto un sedicente mago, e non potendo trarlo fuori decise di ucciderlo lanciando una freccia, ma questa inspiegabilmente tornò indietro. Il pastore sconvolto corse dal vescovo Lorenzo che gli consigliò di trascorrere tre giorni pregando e digiunando, insieme ai suoi  aiutanti.
Al terzo giorno ( 8 maggio del 490 circa) l’arcangelo Michele apparve in sogno a Lorenzo invitandolo ad aprire la grotta al culto cristiano. Il Vescovo tuttavia non ascoltò la volontà dell’arcangelo poiché era ancora vivo in quella grotta il culto pagano.
Due anni dopo la città venne assediata dal re barbaro Odoacre. La città era ormai allo stremo quando il Vescovo chiese al re barbaro, ed ottenne, tre giorni di tregua per la popolazione.
Ed ecco che l’Arcangelo ritornò in sogno al Vescovo dicendogli che avrebbe aiutato i sipontini se avessero attaccato i barbari.
Scaduta la tregua, i sipontini attaccarono e durante la battaglia incominciò una tempesta di grandine e sabbia che si rovesciò sui barbari i quali, spaventati, fuggirono. Come atto di ringraziamento Lorenzo guidò una processione fino al monte Gargano, senza tuttavia osare entrare nella grotta.
Ancora indeciso il Vescovo riferì l’accaduto al pontefice che ordinò di occupare la grotta e consacrarla dopo un digiuno di tre giorni.
Per la terza volta l’Arcangelo fece visita al Vescovo e gli disse che non era necessario consacrare il luogo poiché era stato già consacrato dalla sua presenza.  Così finalmente il Vescovo si recò in processione con tutti i sipontini verso il monte e dedicò la grotta all’Arcangelo Michele il 29 settembre 493.
Qui poi egli fece edificare una chiesa che divenne meta ininterrotta di pellegrini per i secoli successivi.
Si racconta che Lorenzo ottenne l’intercessione di San Michele per respingere l’incursione dei pagani a Siponto.

Il Percorso
Work in Progress

Nasce a Lesina, punto di ritrovo, dei camminatori provenienti dalla dorsale Adriatica a cui confluiranno i camminatori dal Nord e da Roma passando per Lucera, Casalvecchio, Torre Maggiore, Serracapriola, Ripalta Lesina.
La “via Poenitentiae”  costeggia la Laguna di Lesina e da qui prosegue nel “cuore  Garganico”.
La distanza di questo primo tratto è di  circa 20 Km. A Sannicandro G. sosta della 1a tappa.
Il giorno successivo e di buon mattino si attraversa la cittadina di Sannicandro G. e da qui percorre la via del mormoramento per poi proseguire in zona cava grande per poi procedere verso la grave di zazzano.
Da qui si procede, attraversando i boschi in S. Marco Lamis con sosta del 2° giorno.
Il mattino seguente si ripercorre verso l’ incrocio per coppa arena   e si procede verso S . Giovanni .R. . Superata S. Giovanni R.  indi verso il pantano di s. Egidio prima e S. Nicola poi, si superano le odierne Cave e s’intraprende la strada per Monte S. Angelo.
Arrivati, visita del Santuario di S. Michele Arcangelo con preghiera di ringraziamento e Messa Vespertina.
Da qui si ripercorre l’itinerario di ritorno con alcune modifiche che completeranno l’itinerario.
Su questa struttura di base si propongono dei percorsi che, a torto, sono definiti varianti.
In primis all’altezza dell’incrocio S.S. 22 / coppa arena per S. Giovanni R. si può proseguire verso S. Marco in Lamis per raggiungere il Convento Francescano di San Matteo che non si può non visitare così come dimenticare il Santuario Mariano della Madonna di Stignano.
Oltre al Convento la via poenitentiae, procedendo verso S. Giovanni R,  prevede una doverosa variazione da parte dei pellegrini al Santuario di S. Padre Pio da Pietrelcina.
Secundis   a Monte S. Angelo dopo la Messa / Preghiera al Santuario dell’Arcangelo S. Michele si prolunga, la strada del ritorno, verso l’Abbazia di Pulsano sede dei Frati Micaeliti di Pulsano.
Altre varianti, non per questo minori,  saranno indicate con  la messa a punto del Cammino Garganico, ad es da e per  Carpino e Peschici. Non da meno sarà la variante proveniente da Siponto, Manfredonia, Mattinata per i pellegrini provenienti da sud. Questa proposizione è coincidente con la via Francigena del Sud verso Siponto, Molfetta.
Da non dimenticare il tratto di pellegrinaggio da Vieste, già in essere, che proporremo ai pellegrini provenienti dal resto d’ITALIA ed Europa che ancora non la conoscono.
La via del “ritorno” dei pellegrini verso Lesina è coincidente con “l’andata” fino all’Incrocio della S.S.22 con la Strada verso la grava di zazzano.
Il percorso procede per circa 2 Km verso località le” Chiancate” e qui il pellegrino può scegliere se procedere verso Cagnano V. in visita alla Grotta di S. Michele Arcangelo o verso Carpino e procedere verso Peschici in visita alla vecchia Chiesa della Baia di Calenella e tornare indietro verso Monte Delio, dopo aver visitato la Grotta di Cagnano.
Il percorso quindi è in realtà un Work in progress in quanto alla direttrice principale, Lesina Monte S. Angelo / Cagnano Lesina, sarà possibile percorre altre “Varianti” non meno importanti come può esserlo il percorso pellegrino verso Rignano G. passando per la contrada di San Salvatore per visitare le sue antiche Chiesette.
Inoltre è da precisare che la Direttrice Lesina  /  Monte S. Angelo e ritorno Monte S. Angelo /  Lesina prevede due possibilità. La prima già sommessamente indicata, nella seconda  vi saranno ben due opzioni percorribili in MTB e o a Cavallo.
La prima opzione è  passante per il Territorio di Sannicandro G. attraverso il Bosco spinapulce e procede verso grava zazzano, la seconda opzione interessa il Territorio di Apricena attraverso Castel Pagano che sarà anche il percorso in Notturna vista la meritevole posizione e visione da considerevole distanza.
Tali percorsi saranno inoltre, con opportuni e specifici  lavori che non mutino il territorio,  consigliati per i portatori di Handicap.
Per quanto e brevemente esposto si può ben capire perché il Cammino Garganico è un Work in Progress.
Il percorso così definito in andata , Lesina – Sannicandro – S. Marco in Lamis – S. Giovanni R. – Monte S. Angelo, ed in ritorno, Monte S. Angelo/Pulsano – S. Giovanni R./contrada chiancate –Cagnano V. – Monte Delio / contrada Metilde, Lauro di Lesina – Lesina, è di circa 150/170 Kmetri, poco meno nel caso  il ritorno invece di procedere per Cagnano V. si decide di “passare” per il Santuario Mariano di Stignano, Castel Pagano, Sannicandro /Apricena.
A questi Kilometri  con la proposizione  dei percorsi alternativi avremo un percorso con più di 500 Kmetri  “nel cuore del Gargano” che, ci permettiamo di dire pochi altri conoscono ed hanno  Camminato.
In sintesi ciò che stiamo proponendo è un percorso sì di Tipo Religioso, non a caso definito di penitenza, ma con una possibile diversa  chiave di lettura sia spirituale sia semplicemente una camminata del  tipo Nordwolking  così diffusa nel resto d’ITALIA e nel Nord Europa.
Ognuno di noi, ogni Camminatore  potrà affrontare il Cammino Garganico con una personale motivazione, Noi della Pro Loco Lesina con i Nostri Camminatori Garganici  siamo felici di dargli questa opportunità.

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